Francesco ha avuto un momento così così con la scuola (in realtà con l'asilo).
In quel momento, tutte le cose che valevano poco o che non gli piacevano erano, al maschile "scuolo". Il pantalone era "scuolo", l'astuccio era "scuolo", quindi non valeva la pena di metterli o di usarli, rispettivamente.
Se facevamo finta di non capire, lo ripeteva come una cantilena: "E' scuo-looo!".
Poi, come capita a volte per qualche incontro fortunato, le cose si sono aggiustate, ed ora Francesco va contento a scuola (quasi sempre, diciamo, ed in ogni modo non certo come prima: si sente parte di un sistema, in ogni modo; senso di appartenenza, credo si dica. Prima si sentiva solo).
Se qualcosa non gli piace, non dice più che è "scuolo". Non gli piace e basta.
(Ora mi sta venendo in mente quanto è stato "scuolo" il mio liceo...ma io non c'entro).
Ogni tanto, come tutti, scrivo qualche piccolo testo, che magari parla di questioni un po' più importanti di quel che sembra al principio. Qualcuno, mi dicono, apprezza queste piccole cose: recentemente me l'hanno detto Federica (Faith), che ha un bel po' del merito se mi sono deciso a creare il blog, e la mia amica Laura. E dato che le due non si conoscono, comincio a pensare che magari ne valga la pena. Sono cose piccole...e corte, non vi preoccupate. Per le lezioni ci sono posti migliori.
Francesco mi sta enormemente simpatico. Anche andare a lavorare è terribilmente "scuolo". E i piatti da lavare? Scuolissimi. :)
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